ADERIAMO ALL’APPELLO DEL TOURING CLUB ITALIANO. DOPO IL CROLLO SALVIAMO POMPEI DALL’INETTITUDINE DELLO STATO.

GHNET NOVEMBRE 2010

Un indice di performance, un pool di esperti ed esproprio per decoro: queste sono le misure temporanee proposte nel 2010 per migliorare il sito archeologico di Pompei, rispondendo in tal senso all’appello lanciato dal Touring Club Italia.

 

Non è colpa del Ministro, del Ministero, della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, del Comune di Pompei, della Provincia di Napoli, della Regione Campania… Tranquilli tutti, lo sappiamo: non è colpa, come sempre, di nessuno.

Però, ora, per la prima volta, facciamo così: nel mentre decidete chi è responsabile e di cosa, vi fate tutti da parte, compreso il vostro personale. Per quale ragione? Semplice: Pompei non è vostra.

Un pool di imprese, cittadini e associazioni si prendono cura del sito sotto la Soprintendenza Speciale dell’UNESCO e degli studiosi che l’UNESCO vorrà incaricare, con l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, che vigilerà, e il coordinamento del Touring Club Italiano.

Il profitto che verrà generato da questa gestione servirà per:

  1. pagare la concessione allo Stato,
  2. pagare gli stipendi dei 300 giovani che assumiamo,
  3. pagare tutte le opere di conservazione e di restauro,
  4. liquidare tutti gli espropriati delle attività intorno al sito,
  5. realizzare opere atte a migliorare i servizi ai turisti.

Allo Stato, come ha già fatto per Alitalia ma con molto meno esborso, chiediamo di fare la Bad Company dove mettere dentro tutti quegli inetti che, a vario titolo, fino ad ora hanno tirato a campare e chiediamo di pagar loro gli stipendi a fare assolutamente nulla, così almeno non fanno danno e ci guadagniamo tutti tanta felicità e spensieratezza.

Agli Enti Locali chiediamo di procedere all’esproprio per interesse pubblico delle aree circostanti il sito. Quelle attività economiche indecorose e imbarazzanti, organizzate per deludere se non per truffare i turisti, devono essere chiuse e al loro posto ne apriremo di degne a ciò che Pompei rappresenta per l’umanità intera.

2.500.000 di visitatori all’anno, ai prezzi del biglietto di oggi, fanno circa 20.000.000 di euro. Se facessimo come al Grand Canyon National Parkincasseremmo circa 60.000.000 di euro ai quali potremmo aggiungere, fra concessioni e sponsorizzazioni varie, altri 40.000.000 di euro.

100.000.000 di euro di ricavi un affarone? Allora privatizziamo? No, no per l’amor di Dio. Noi non siamo il sottobosco dei sottogoverni! Vogliamo solo dimostrare allo Stato che si può fare e come si può fare bene.

D’altra parte con 13.000.000 di euro si pagano (comodamente) circa 300 dipendenti l’anno (oneri e tasse inclusi) e con un esercito di 300 giovani motivati, ben organizzati e magari istruiti, vi garantiamo che Pompei diventa un sito modello in tutto il mondo.

Lo facciamo per cinque anni e poi restituiamo la gestione allo Stato che però, a quel punto, la riprende firmando con noi un impegno: chi peggiora le performance, ogni indice di performance che stabiliremo durante i 5 anni (compreso quello dei posti di lavoro generati, così come dei servizi di accoglienza e di pulizia) va a casa all’istante, sia che sia il ministro, il soprintendente, il direttore oppure il semplice bigliettaio, posteggiatore o addetto alle pulizie dei bagni. Oppure anche tutti insieme.