GNUDI E IL PIANO DEL TURISMO

GHNET NOVEMBRE 2012

Una  disamina punto per punto del piano del turismo voluto dall’ex ministro del turismo Gnudi.

 

 

 

 

 

 

Ci risiamo!

Il ministro Gnudi lavora da maggio al Piano di Sviluppo del Turismo che dovrebbe essere adottato dal Consiglio dei Ministri entro fine mese e che fa? Preso da un rigurgito renziano fuori tempo massimo propone la rottamazione degli hotel e i soliti furbetti che ci vedono l’affare subito a corrergli dietro e a dire: bene, bravo, bis!

Era l’inizio del 2007 quando la questione della dimensione delle imprese turistico ricettive è entrata nella legge finanziaria dello Stato prendendo spunto dal cosiddetto decreto competitività n. 35/2005. Il pacchetto di politiche a favore del turismo del secondo governo Prodi, l’unico mai entrato in una legge finanziaria dello Stato, nasceva dal lavoro di analisi e ricerca svolto dallo Studio Ambrosetti. Il rapporto è pubblicato dall’Osservatorio Nazionale del Turismo. Per evitare di proporre agli operatori del settore quello che si è detto e scritto già 5 anni fa, il consiglio agli estensori del nuovo Piano è di fare il download dello stesso e dargli una letta. In questo Paese non è più tempo di bla bla, per nessuno e in nessun settore. Anche non fare sempre finta di essere all’anno zero, sarebbe già un bel segnale.

Detto ciò, entriamo nel merito della proposta che il Ministro Gnudi ha fatto a proposito di riqualificazione degli hotel.

Primo: piccoli hotel, B&B, agriturismi (circa il 70% dell’offerta italiana) sono una risorsa e non un problema per lo sviluppo turistico dell’Italia. Facciamola finita con l’idea che abbiamo bisogno di catene alberghiere. Il bisogno è far diventare questa offerta un fattore distintivo e competitivo. Serve far crescere la nostra cultura dell’ospitalità per trasformarla nella infrastruttura più potente e capillare del Paese.

Secondo: serve agire a favore della crescita dimensionale delle imprese e di annunci del tipo “il turismo è il petrolio dell’Italia” siamo un po’ stanchi. A questo punto vorremmo sapere se il Governo intende programmare, per i prossimi anni, misure concrete rivolte alla crescita e sviluppo del comparto ricettivo. Nel caso suggeriamo di agire a sostegno di aggregazioni fra imprese turistico-ricettive attraverso agevolazioni fiscali (flat tax) da introdurre a seguito di processi di accorpamento/fusione che prevedano interventi di riorganizzazione gestionale e di ristrutturazione e riqualificazione degli immobili. Si potrebbe inoltre ridurre sensibilmente l’aliquota fiscale sul plusvalore derivante dalla cessione dell’immobile alberghiero all’impresa turistica titolare della gestione per favorire la ricongiunzione fra la proprietà del fabbricato e la relativa gestione. Una misura che andrebbe ad incidere sugli hotel a tre stelle che con le loro 535.000 camere rappresentano oltre il 50% della offerta complessiva. Il 40% di queste strutture è infatti locato a piccoli gestori che devono competere sul mercato con affitti alti, immobili obsoleti e inadeguati all’esigenze dei clienti e senza possibilità alcuna di fare interventi e migliorie per adeguare gli standard del servizio ai livelli richiesti dal mercato.

Terzo: in alcuni distretti turistici, ma soprattutto in quelli maturi, pubblico e privato possono concorrere, con i piani di sviluppo urbanistico, alla ridefinizione di ampie aree urbane riqualificandone i siti e adeguando le destinazioni d’uso. Di cosa parla dunque il Ministro Gnudi? Non penserà di introdurre la semplificazione delle procedure per cambiare la destinazione d’uso degli hotel sulla base di una semplice richiesta? Vuole forse trasformare le nostre coste in un deserto dell’ospitalità come la Costa Brava o la Costa Dorada tanto per rimanere in quella Spagna che i suoi consulenti hanno assunto come faro? Vuole fare un favore alla speculazione edilizia? Certo che no. Diciamo allora che si è un po’ confuso o forse non si è spiegato bene!

Fra le altre anticipazioni della stampa in merito al piano del ministro Gnudi si legge della necessità di rendere più omogenea a livello nazionale la classificazione delle stelle. Ora, è vero che non ci sono più le mezze stagioni, che andava meglio quando andava peggio, ma di banalità del genere, nel 2012, in piena crisi e con tutti i problemi che abbiamo, non vorremmo più leggerne. Il DPCM del n. 34 dell’11/02/09 definiva le tipologie dei servizi forniti dalle imprese turistiche nell’ambito dell’armonizzazione della classificazione alberghiera. Le Regioni avrebbero dovuto adeguare i loro standard al decreto. Lo hanno fatto? Per fare di più occorre in ogni caso modificare il titolo quinto della Costituzione.

Avevamo formulato 12 proposte per uscire dal declino del settore turisticodi recente certificato anche da Future Brand una, indirizzata proprio al ministro Gnudi, suggeriva un percorso partecipato on line per far nascere un Piano strategico per lo sviluppo del turismo aderente alle necessità del comparto e con la scelta condivisa delle priorità su cui intervenire.

La Liguria lo ha fatto. Ha presentato un mese fa il Piano triennale del turismoelaborato applicando la filosofia web 2.0, individuando la rete come luogo di ascolto degli operatori e dei turisti ancora prima che luogo di comunicazione o promozione. con l’intento di fare del turismo “una economia adulta, strategica e fondamentale che genera impresa, lavoro e occupazione”come ha dichiarato l’assessore Berlangieri.

A giudicare dall’accoglienza che gli ha riservato la rete e in generale i media, il risultato è più che positivo.

Così non è andata con il Piano nazionale, si è preferito procedere con esperti e consulenti. Poco male se alla fine, per il rilancio del turismo, si fosse capaci di formulare proposte su quattro, soli, semplici e decisivi temi:

  1. far crescere la cultura dell’ospitalità;
  2. migliorare la raggiungibilità e la fruibilità dei luoghi anche di quelli meno noti e apparentemente periferici;
  3. garantire una qualità dell’esperienza turistica per soddisfare il viaggiatore;
  4. promuovere con capacità ed efficienza il nostro paese in tutto il mondo.

Speriamo per il bene.