IL TURISMO AL TEMPO DI INTERNET. IL WEB CORRE, MA DOVE SONO LE ISTITUZIONI?

GHNET GENNAIO 2010

Sebbene il turismo viaggiasse online,  in questo post del 2010 si evidenziavano tutti i punti critici della presenza, o non presenza online, delle regioni e degli enti pubblici nel settore turismo a quel tempo.

 

 

Non è necessario avere un dominio sul web per avere il dominio del web e così internet ha già creato un turismo migliore: l’egemonia informativa, culturale e commerciale dei tour operator nei confronti del mercato turistico è scomparsa grazie alla rete. Non sono più i big player a dirci dove vogliamo andare, quale albergo vogliamo scegliere, quali servizi vogliamo acquistare.

Qualche dato? Sceglie online la propria destinazione di viaggio il 68% degli utenti di internet; l’82% degli utenti di social media; l’83% degli utenti di micro-blog; il 91% degli utenti di mobile device. Quanti usano internet in Italia? 30 milioni di persone pari al 51,7% della popolazione.

La democrazia orizzontale del web ha innalzato l’asticella della trasparenza, della qualità, dell’offerta, della competitività. Avreste mai detto, solo due anni fa, che la reputazione di un hotel poteva essere demolita da semplici clienti? Mentre assistiamo al passaggio dalla classificazione pubblica alla pubblica classificazione, il miglioramento (o comunque il progresso) è già epocale e strutturale e chissà cosa ci capiterà di vedere nei prossimi anni.

Turisti e viaggiatori dominano sulle loro destinazioni e scavano i propri cunicoli sbucando inaspettatamente di quà e di là nel mondo, secondo geometrie sempre più relazionali. Non si sentono bene nei pacchetti e vanno a caccia di sacchetti dentro i quali rovistare per conoscere, sapere e decidere. Oppure chiedono al loro facebook: ehi amici che ne dite di quel posto? E dei 33 minatori cileni che a 700 metri sotto terra hanno potuto prenotare online la loro salvezza fisica e mentale?

Ecco i cunicoli della speranza che attraverso la rete ci riscattano.

Ma lo Stato, le Regioni e gli enti di promozione turistica se ne sono accorti?

Ci siamo posti questa domanda, e abbiamo navigato i portali turistici delle Regioni italiane. Con qualche piacevole eccezione, la conclusione è abbastanza netta: nella dialettica libera e spontanea fra viaggiatori e operatori, la destinazione dunque l’ente pubblico, è il grande assente.

Mentre operatori e soprattutto i viaggiatori hanno creato e consolidato un’informazione, una comunicazione paritaria e reciproca (2.0) la comunicazione turistica ufficiale rimane, come scrive Andrea Ruggeri, quasi sempre auto-referenziale ed estranea ai nuovi media. L’impressione che ne abbiamo ricavato è che il pubblico non anticipa, non stimola e non sostiene i processi di sviluppo. In realtà, a dirla proprio tutta, non li insegue neppure nè impara.

Invece di creare le infrastrutture di rete per essere veloci e fare della buona comunicazione che fa? E degli 800 milioni di euro un tempo destinati allo sviluppo della banda larga in Italia, cosa vogliamo dire? Pazienza?

Nemmeno per sogno. Vogliamo il diritto di fare reti di cunicoli e di conversare e di promuovere e di vendere il nostro primo made in italy: l’italy appunto. Non possiamo essere al pari delle altre economie evolute se ci trasciniamo ancora un digital divide così marcato e diffuso.

Casomai si occupassero finalmente di ponti e non solo di quelli in cemento. I ponti e le reti veloci che servono per connettere il Paese.