LE ULTIMARIE DEL PD

MEDIUM APRILE 2017

Avevi scalato la politica italiana, ce l’avevi fatta. Non è stato piacevole quel giorno di Febbraio del 2014 passarti la campanella del Governo e quella smorfia gelida del mio volto e quella postura rigida del mio corpo dicevano di una generazione costretta a farsi da parte. Avevamo impiegato più di vent’anni, passo dopo passo ci eravamo preparati a governare e tu, in poco tempo e in un sol colpo, eri riuscito a scalzarci.

Avevo capito che la tua ascesa al potere non era frutto di un linguaggio più adatto ai tempi, di una energia straordinaria impiegata ad organizzare consenso, della forza e bontà delle proposte politiche che avanzavi. Avevi scalato fino a Palazzo Chigi perché le categorie novecentesche della politica italiana erano state sostituite e noi eravamo fuori tempo, fuori contesto, fuori posto. Ho capito quel giorno, vent’anni dopo, come doveva essersi sentito Occhetto davanti a Berlusconi quella sera a Braccio di Ferro.

Sai Matteo, mi è costato dimettermi da parlamentare. Non è stato facile trasferirsi da Roma a Parigi e iniziare daccapo con il fardello dell’Ex da gestire nelle relazioni con studenti, colleghi, amici, media, etc. So che comprendi il mio stato d’animo. Anche tu hai avuto a che fare con queste storie.

Mentre ti giocavi tutto a Roma, prima con il Jobs Act e poi con la sfida del Referendum Costituzionale, a Parigi seguivo da vicino le vicende del mio amico Macron. Sembrava di rivederti se non fosse che il francese, cresciuto e formato per essere classe dirigente e già Ministro di Hollande, aveva deciso, a differenza mia e tua, di farsi un nuovo Movimento anziché mettere mano a quelli già in campo, espressione consunta delle storie e delle culture politiche del novecento.

Che fosse tutta lì la differenza (intendo fra noi due leader italiani e Macron)? No, non potevo crederci. L’Italia non è la Francia.

Poi però, con il passare dei mesi, succedeva che Trump diventava presidente degli USA, che tu perdevi il Referendum Costituzionale (e io con te) e che Macron vinceva il primo turno in Francia.

Cosa accomuna questi tre risultati?

La fine appunto delle categorie sociali e politiche del novecento. Pensa che al Corsera mi è toccato persino dichiarare: da Parigi parte il rilancio e i grandi partiti tradizionali sono finiti, facendo finta di dimenticare che, in Italia, i partiti tradizionali sono finiti prima che altrove (1994) e che, come Macron, Berlusconi prese il potere fondando Forza Italia in soli 12 mesi, più o meno quello che impiegasti tu per sostituirci nel 2014!

Quel giorno della campanella ho pensato che tu avevi capito tutto e che ero io quello intrappolato nel novecento. In quei pochi secondi mi sono detto: “Il PD è il trampolino che lo ha portato fin qui. Come fanno amici e colleghi a non rendersene conto! E’ così moderno che rifonderà le categorie della politica sulle quali costruirà un nuovo Partito/Movimento e noi saremo, per sempre, fuori gioco.”

E invece no. Hai governato per 1.024 giorni, hai perso il Referendum Costituzionale e sei ripartito imperterrito, come se nulla fosse. Hai scalato di nuovo, a spron battuto, il PD per tentare ancora la scalata al Governo.

Ci hai sostituiti nel 2014 e ora corriamo il rischio di farci sostituire nel 2018 dai cittadini organizzati dalla Casaleggio&Associati. La questione non è virtuale e purtroppo Bob, la tua nuova piattaforma, non basterà. Ti sei rivisto nel duello dell’altra sera su Sky? Non ti è parso un déjà vu?

Eri avanti a tutti e, dopo il NO al Referendum, anziché compiere l’atto conseguente, quello che appartiene al tuo DNA, quello che avevi immaginato e ci avevi (a modo tuo) pre-annunciato ancor prima di Trump e di Macron, scegli di rianimare, per l’ennesima volta, quel novecento che una parte della sinistra italiana non riesce e non vuole archiviare.

Il tuo risultato alle Primarie di oggi è netto. Non poteva essere altrimenti. Ma gli italiani riusciranno a credere che tu, Orlando e Emiliano siete ora un cuor e un’anima sola e che il PD è diventato, mancando la ditta Bersani&Co, quel che stiamo cercando di farne dal 2005 ad oggi?

Saremo impegnati a resistere ad un possibile Governo M5S, correndo il rischio di non farcela. Ci toccherà probabilmente di governare con le larghe intese se non di star fermi un giro per essere chiamati, come lo fu Monti, al capezzale del Governo M5S occupandoci, a quel punto, delle macerie che inevitabilmente lasceranno sul campo.

Insomma, caro Matteo, ci aspettano ancora 10 anni di lavoro insieme dentro questa estenuante e infinita transizione italiana.

Un abbraccio, a presto.

Enrico.