IL TURISMO SESSUALE: SCENARI A CONSUMO

GHNET OTTOBRE 2007

Il turismo è pace tra i popoli, è arricchimento culturale e industria: il turismo è anche microcriminalità, inquinamento, diseguaglianze sociali e prostituzione. In questo saggio si analizza il fenomeno del turismo sessuale attraverso una lente antropologica.

Corpi esotici e liberalizzazione sessuale

Forma commerciale di “divertimento estremo”, il turismo sessuale è una piaga moderna che, se pone le sue radici nel veterano mondo della prostituzione comunque legata alla mobilità, tende al giorno d’oggi a diffondersi sotto la pressione della mondializzazione liberale e turistica.
L’industria del turismo e quella del sesso hanno molti interessi in comune nei processi di trasformazione del mondo in gigantesco parco di divertimento, o campo di giochi sessuali(1).  In vista di una consistente ristabilizzazione dell’ordine morale, l’unica via che siamo in grado di prevedere per lottare contro il turismo sessuale consiste nell’intensificare la lotta in favore dell’educazione globale, e in particolare nei confronti dei bambini, con in prima linea le ragazzine delle regioni più diseredate del pianeta. Questo perché, sappiamo perfettamente, nel momento in cui le ragazzine potranno frequentare in massa le scuole, scopriranno altri mondi grazie all’influenza dell’istruzione e della condivisione del sapere e non accetteranno più di essere maltrattate solo perché sono ragazze. Un migliore accesso all’educazione è quindi la condizione primaria per migliorare le sorti delle bambine e lottare contro la miseria. Solo così riusciremo, facendo piccoli passi, a evitare che delle bambine qui o lontano da noi vengano inghiottite dall’universo della prostituzione.

Ma per riuscire si rivela anche necessario, oggi, scrutare quelle zone d’ombra della nostra società per meglio rifiutare, in futuro, che il commercio del sesso possa crescere in una società aperta e fondata sul rispetto, dove non dovrebbe avere alcun posto.  Il corpo-capitale delle prostitute “di lusso” dei paesi del Nord si contrappone nettamente al corpo-merce delle prostitute “della miseria” dei paesi del Sud e dell’Est.
Una contrapposizione che non deve far perdere di vista il sogno che fa balenare davanti a chi si prostituisce e non ha “nulla” la possibilità di avere “tutto” facendo commercio del proprio corpo! Un rovesciamento del destino, certo possibile ma così raro, che è all’origine dell’impossibilità di cambiare la situazione e fare evolvere le mentalità, nonché dell’indifferenza dilagante, in particolare tra gli “imprenditori sessuali”, le autorità ufficiali, i clienti…

Epidemie, terrorismo, rincaro dei prezzi del petrolio e diminuzione del potere d’acquisto dei privati, moltiplicazione delle forme di miseria affettiva e sociale, ecc., domani ci troveremo a viaggiare secondo modalità “altre”, non necessariamente meglio e in maniera più rispettosa nei confronti degli ambienti naturali e culturali che attraversiamo. Troviamo un esempio nell’epidemia dell’influenza aviaria, che non ha come conseguenza solo la riduzione dei flussi turistici verso alcune destinazioni, ma rischia anche di  aumentare, a poco a poco, le barriere tra culture e popolazioni: L’Organizzazione mondiale della Sanità ha raccomandato, entro la primavera del 2006, il “distanziamento sociale” nel tentativo di arginare la piaga. In materia di turismo sessuale, la lotta si intensifica, ma siamo costretti ad escludere alcuni eccessi – spesso nutriti da questioni religiose o identitarie – che si percepiscono già in maniera molto forte : per combattere la piaga del turismo sessuale, alcune voci si levano proponendo l’astinenza sessuale degli stranieri, mentre altri suggeriscono di non entrare in contatto con persone sconosciute… Un cittadino del mondo degno di questo nome non può certo accettare questi metodi reazionari che, vento in poppa, stanno prendendo sempre più campo. Probabile che queste misure conservatrici siano rivolte in primo luogo ai loro sostenitori, dal momento che sessismo e razzismo sono particolarmente frequenti tra i turisti del sesso occidentali… Ma, dopo il turismo tradizionale, è ora il turno del turismo sessuale di subire una « democratizzazione », riprovevole, sebbene pienamente iscritta negli schemi liberali attuali.

Osserviamo sempre di più lo sviluppo di una prostituzione « à la carte », una tendenze che segue in definitiva quella dei viaggi à la carte… non è più così raro incontrare al giorno d’oggi, a Phuket o a Ko Samui, per portare il caso della Tailandia, un routard occidentale e, sul retro della sua moto o al suo braccio una « girlfriend », appellativo ufficiale e accettato a indicare la prostituta che ha « affittato » per la settimana o per il mese… il turismo sessuale subisce un pericoloso « effetto palla di neve che non lo mette affatto al riparo di una massificazione futura: da un lato, sempre in Tailandia, molti nuovi clienti sono sempre più dei giovani occidentali in cerca di avventure e di sensazioni forti e che, a poco a poco, hanno rimpiazzato i vecchi turisti tedeschi, giapponesi e americani che a loro volta avevano sostituito i militari stanziati durante la guerra del Vietnam; dall’altro lato appare sulle spiagge e nei bar una nuova clientela fatta di Malesi, Cinesi, Coreani… Il settore informale della prostituzione si è sviluppato con l’arrivo dei turisti individuali. Riassumendo, le donne si recano a Goa in India, in Giamaica, in Gambia, etc.., mentre gli uomini preferiscono i paesi del sud-est asiatico, il Marocco, la Tunisia, il Senegal, la Repubblica Dominicana, Cuba, la Colombia, Panama, Suriname, Messico, senza dimenticare il Brasile dove si contano almeno 500.000 bambini caduti nel giogo della prostituzione(2). Il turismo sessuale di massa è uno dei più grandi problemi che si stanno sviluppando sulle macerie della mondializzazione che incrocia l’universo della mobilità turistica. Rappresenta una nuova forma di colonizzazione adattata ai processi liberali di mondializzazione.

Almeno in Occidente, la prostituzione attuale non ha più nulla a che vedere con quella, un pelo frivola e delineata dal romanticismo dei nostri avi. La ricerca di una sottomissione assoluta dell’altro è al centro del malessere contemporaneo. Come precisano Clarisse Fabre e Eric Fassin : « è solo nella prostituzione che al giorno d’oggi si afferma una dominazione incontestata: è divenuta un rifugio per le frustrazioni moderne della dominazione maschile. Al contrario di una sposa, la prostituta non ha bisogno di essere sedotta, non si aspetta piacere. L’unico tipo di negoziazione ha luogo in termini di denaro, non di desiderio. Sappiamo oggi che le prostitute straniere, più dipendenti e precarie, “fanno tutto” e fanno “prezzi stracciati”, ponendosi come delle pericolose concorrenti per le “francesi” o le prostitute “tradizionali”  :  Essendo inoltre riuscite ad affrancarsi dai protettori, le Francesi hanno conquistato un’autonomia che le rende meno desiderabili per coloro che vogliono dominare senza condividere(3)». Lo sviluppo del turismo sessuale verso i paesi poveri e quello della pedofilia più in generale sono circoscritti entrambi alla stessa logica : dominare l’altro ad ogni costo, prima ancora di essere dominati e invece di essere dall’altro dominati…

Un giornalista francese è stato recluso in Cambogia fino al 2006, con richiesta di versare 125.000 dollari poiché la sue inchieste sulle conseguenze del turismo sessuale danneggiavano l’immagine dorata e turistica del regime Khmer. Finché si impedirà ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro, i turisti sessuali d’occidente, in connivenza con alcuni personaggi corrotti legati al potere del luogo, avranno sempre piede libero. Nel frattempo, a Benin City, nel sud della Nigeria, eserciti di ragazze siglano patti prima di partire per l’Europa e finire nelle file delle reti della prostituzione che le scaraventeranno sui marciapiedi delle grandi città.

Sempre durante lo stesso periodo, un libro intitolato ***** and Forget, Diario di Pattaya, apologia appena mascherata del turismo sessuale in Tailandia (il titolo riassume bene l’azione), esce nelle librerie francesi, un successo garantito nella misura in cui mescola voyeurismo, sesso, dominazione e turismo! Alcune regioni del mondo si trasformano in porti di scambio del traffico di donne, altri in luoghi di piacere per stranieri agiati, altri ancora in territori frustrati dove vengono importate ragazze dai confini del mondo.

A livello mondiale possiamo attualmente osservare un aumento di tre fenomeni particolarmente inquietanti, in relazione ai quali il turismo sessuale non è estraneo: l’estensione geografica e la consistenza dei flussi legati al traffico sessuale, la sovrarappresentazione dei gruppi etnici e delle minoranze nazionali nella tratta delle donne, la crescente femminilizzazione delle migrazioni internazionali. Tre sono le obiezioni generalmente accettate, ma che non sempre appaiono evidenti:

1a contrapposizione: non confondere la prostituzione forzata con la prostituzione volontaria

Questa distinzione non ha lo stesso significato nelle regioni povere del globo e in quelle ricche del Nord ma anche del Sud e dell’Est. Ad esempio, in alcune città de Nord – così come in certe enclave fortunate o agiate di alcuni paesi poverissimi- la prostituzione considerata libera permette ad alcune ragazze di « disporre liberamente del proprio corpo », così come esse stesse rivendicano, allo stesso modo che rivendicano, a ragione, diritti migliori. Al contrario, nei paesi del sud, come pure nelle enclave più povere delle città del nord o dell’est – la prostituzione è innanzitutto un’attività esercitata sotto costrizione (sfruttamento della prostituzione, miseria, stupri).

Questa contrapposizione deve essere considerata caso per caso, dal momento che laddove in alcuni casi può essere considerata valida, può non esserlo in un altri.
Dietro questa contrapposizione si nasconde, soprattutto, l’insidia di una normalizzazione dell’essere umano percepito come volgare merce. Si tratta prima di tutto di non nascondere o negare l’importanza della scelte individuali. Si può però anche invalidare questa contrapposizione : come si può combattere la prostituzione nei paesi poveri del Sud se intanto la si giustifica nei paesi del nord ! Ancora una volta, leggiamo una contrapposizione tra un pensiero coloniale e uno ultraliberale.  Ma a ben guardare, è di nuovo l’occidente che cerca di saccheggiare e violare il sud, ma questa volta con la forte complicità del turismo internazionale.

2a contrapposizione: non confondere la prostituzione infantile con la prostituzione adulta.

Questa distinzione sembra evidente, ma essendo ripresentata continuamente, diventa sospetta: infatti, più si radica il consenso nel condannare gli abusi sessuali sui bambini, più facilmente l’abuso sulle donne (e in misura minore sugli uomini) sembra rientrare in una certa norma ineludibile del mondo capitalista in cui viviamo. La prostituzione infantile è ripugnata da tutti, mentre si è molto più propensi a tollerare la prostituzione “classica”. In questo contesto ambivalente, lottare contro lo sfruttamento sessuale dei minori è in qualche modo una maniera di legalizzare, o almeno legittimare, la prostituzione degli adulti, troppo spesso considerata come liberamente scelta. Ma il consenso è una questione complessa e tracciarne i confini non è semplice.

3a contrapposizione: non confondere la prostituzione normale con la prostituzione turistica

Questa distinzione stabilisce una disuguaglianza molto discutibile tra  prostituzione “normale”  (come si definisce la normalità in questo ambito?) e la prostituzione rivolta ai turisti. Cerchiamo di essere paradossali per comprendere meglio: con questa distinzione possiamo pensare che se questi due tipi di prostituzione restassero confinati uno a Nord e l’altro a Sud potrebbero recarci giovamento ! La prostituzione “normale” potrebbe, secondo questo giudizio, essere considerata positiva poiché a Nord gli uomini vivono male la loro virilità messa in pericolo (Single, diffusione della pornografia, femminilizzazione dei costumi, ecc..) mentre le donne che si dedicano alla prostituzione non solo abbandonano le tradizionali costrizioni familiari, ma vivono “bene”  il loro corpo ritrovato e il loro spirito liberato, riescono ad arricchirsi e allo stesso tempo a rendere meno infelici gli uomini soli… La prostituzione “turistica”, invece, colpirebbe i paesi del Sud determinando una situazione leggermente differente: le ragazze sono giovani e carine, ma povere e di bassa istruzione, quindi facilmente sfruttabili. Approdano secondo modalità più o meno coatte alla prostituzione, “professione” che non hanno alcuna voglia di intraprendere se non per guadagnare in fretta denaro e lasciare l’ambiente appena possibile. I turisti stranieri del sesso si riversano in cerca di questa carne fresca, disponibile e sottomessa, ma soprattutto cercano di trovare ogni giustificazione per dimostrare che non stanno abusando del terzo mondo, ma lo stanno aiutando, lo stanno sostenendo e stanno contribuendo al suo sviluppo.

Il futuro tetro rischia di inscenare un mondo ancora più denso di disuguaglianze rispetto a oggi: donne del Sud sessualmente sfruttate nei paesi del Nord da uomini del Nord (esotismo in casa o turismo sessuale a domicilio) e da alcuni uomini del Sud (nostalgici, al verde, o frustrati), e donne del Sud sfruttate nei paesi del Sud da uomini del Sud (clientela “abituale”) e sempre di più da uomini del Nord (i turisti del sesso) Per una “donna” del “Sud” sembra diventare una sorta di applicazione di pena raddoppiata… Senza dubbio, il turismo sessuale si sostiene fortemente sulle industrie “classiche” del sesso: pornografia e prostituzione.

L’industria pornografica maneggia un giro d’affari gigantesco, che finanzia numerose organizzazioni criminali. La prostituzione è la traduzione pratica di ciò che la pornografia propone (4). I due universi sono talmente legati da comporne uno solo.

Si coordinano per strumentalizzare gli esseri umani e industrializzare i corpi. Dopo il settore economico, anche l’apparato mediatico e pubblicitario occupano il campo per rafforzare ulteriormente il riconoscimento ufficiale dell’industria del sesso. La violenza sessuale è celebrata nella misura in cui è presente ovunque sui media, anche nel caso in cui essa venga denunciata: si tratta di una confusione fatta a immagine e somiglianza della nostra cultura del porno chic e soft, la quale celebra la dominazione del maschio nello stesso tempo in cui la sua virilità appare sempre meno certa.

I risvolti della prostituzione nascondono – grazie alla collaborazione di tutti- l’aumento della povertà, sia sessuale (specialmente a Nord) che economica (soprattutto a sud).  Alcuni governi liberali ritengono ipocritamente che la prostituzione possa “regolarizzare i costumi” e servire da valvola di sfogo per una società sempre più violenta, consentendo allo stesso tempo di lottare contro la disoccupazione e di arricchire i nuovi “imprenditori” del sesso, un tempo giudicati nei tribunali per sfruttamento della prostituzione.

Questa banalizzazione della prostituzione e della pornografia conduce troppo spesso alla negazione della sessualità. Il sesso ha in questo senso almeno un elemento in comune con la politica : credere che più se ne parla (o se ne intenda parlare) e meno se ne pratichi !  La violazione dell’intimità, sempre più frequente “grazie” ai reality show della TV spazzatura, svela chiaramente una società a corto di riferimenti che si sballa soltanto nella speranza di ricadere meglio sulle proprie basi. Ma perché sballarsi se non per divertirsi? È soltanto ritrovando il gusto del piacere di condividere che la società, e gli individui che la compongono, potranno rimettersi in piedi.

Perché così tanta prostituzione apparentemente emancipata dal punto di vista sessuale? Non c’è dubbio che la domanda sia incoraggiata un’offerta sempre più allettante ! In effetti il mercato si allarga e si diversifica : un’internazionalizzazione dell’offerta della prostituzione, con ragazze sempre più giovani e carine, provenienti dai quattro angoli del globo, attira nuovi clienti in maniera irresistibile. Soprattutto a causa di questo afflusso di migranti del sesso, alimentato dalla sete di consumo, la rotazione delle ragazze è garantita, i corpi soggetti al traffico sono totalmente disponibili e servizievoli, il tutto a tariffe sempre più basse, obbligo concorrenziale… Detto questo, si tratta di un’evoluzione così inevitabile ? bisogna disperare dell’uomo a tal punto?  E il maschio non sarebbe altro che l’incarnazione del male ? Già, il crescente successo del turismo sessuale femminile e l’auto-degradazione dell’immagine della donna dimostrano che, da questo punto di vista, le donne battano la stessa strada degli uomini, reiterando le stesse rappresentazioni legate al potere, alla dominazione e allo sfruttamento. In breve, nell’imitare l’uomo – all’interno della coppia, al lavoro, in viaggio, ecc. – la donna perde in saggezza e in dignità quello che guadagna dolorosamente, e soprattutto relativamente, in termini di potere economico e politico.

La prostituzione non è dunque esclusivamente una soluzione ad un urgente bisogno fisico imputabile all’uomo (che si sa sempre assillato!), ma potrebbe essere ancor prima l’effetto di una disgregazione delle relazioni uomo-donna all’interno delle nostre società. La prostituzione è ad esempio una scappatoia per uomini incapaci di affrontare le esigenze delle rappresentanti – ferme e rigide- del sesso che non può più essere definito “debole”. La colpa (ma non si può parlare realmente di colpa, dal momento che il peccato non occupa più un posto nel campo della sessualità !) non per questo è imputabile alle signore, e le lotte per l’emancipazione femminile sono ben lungi dall’essere terminate.

Peccato che la maggioranza degli uomini non si affianchi mai a queste lotte che tuttavia accomunano uomini e donne. Nel rispetto della tipica strategia occidentale, ovvero quella che nutre il conflitto, gli uomini si contrappongono alle donne anziché farne delle alleate (cosa altrettanto vera per l’inverso), si mettono contro con intransigenza al sesso opposto, come se l’armonia nella vita e dei sessi non fosse altro che un  vecchio sogno passato di moda. In questo contesto autistico, la prostituzione classica permette all’uomo, scavalcato dalla donna e depredato della sua virilità, di vendicarsi della  donna instaurando con lei una relazione commercial-sessuale. Una vendetta piuttosto meschina che procura l’illusione di una nuova esistenza, di essere come vorrebbe e non com’è.  Ma non si può vivere né eternamente né impunemente della subordinazione e dello sfruttamento delle donne. Tutto sommato, il turista del sesso che abusa dei bambini del terzo mondo, anche se l’esempio è più estremo, non si comporta in maniera differente. Infine, uomini e donne  trovano nelle nuove rappresentazioni del sesso e di genere –omosessuali, bisessuali, transessuali, travestiti…- una via alternativa che permette di eludere interrogativi permanenti riguardo temi che infastidiscono, disturbano o stuzzicano : dominazione maschile e gerarchia dei sessi.

Osiamo qui un parallelo essenzialmente simbolico, da non confondere con un amalgama, tra  il “turista organizzato” da un lato e il “turista del sesso” dall’altro :

–  il turista organizzato si libera da ogni responsabilità a partire dal momento in cui calca il terreno della sua destinazione esotica vacanziera. Ricordo così un viaggiatore sbarcato di fresco all’aeroporto di Hanoi, in Vietnam, che mi diceva : « Ecco, sono appena atterrato e ormai metto il mio destino nelle mani della mia guida, sono troppo sfinito dal lavoro e durante le vacanze non voglio più pensare ma solo farmi portare ! » In quel caso non c’era alcuna allusione sessuale, ma altri turisti ci mettono poco a fare il passo più in là. Effettivamente, da loro, nella loro casa, si sentono imprigionati – sindrome dei popoli arricchiti a livello materiale –  mentre qui, ai confini del mondo, tutto ridiventa possibile, specialmente il fatto di manifestare il coraggio di infrangere tutta una serie di divieti. Altro esempio : un turista sperduto all’interno del suo gruppo affiderà forse il suo destino alla guida o all’agenzia di viaggi ma, allo stesso tempo, si autorizzerà a delle pratiche che nel suo paese generalmente si nega, come fare il bagno nudo su una spiaggia in Malesia circondato da pescatori musulmani irritati, o ancora flirtare con una ragazzina che si è appena seduta alla sua tavola per vendergli sigarette o  ninnoli in un ristorante del Vietnam. Per il turista medio lontano dal suo ambiente è spesso per caso che comincia quello che sarebbe totalmente impensabile nella sua terra.
Questa tendenza alla trasformazione del sé, per i turisti – organizzati o meno – , è ancor più facilitata dalla deresponsabilizzazione che in viaggio si è instaurata nelle loro menti, già alla guida di un corpo spesso frustrato e maltrattato. Per il turista organizzato, l’altro è un servitore turistico, viene sfruttato senza eccessi.

Il turista del sesso si sbarazza molto spesso, per non dire sempre, di ogni responsabilità dal momento che, grazie all’intermediazione di una transazione finanziaria, si sente svincolato da ogni bisogno di preoccuparsi dell’altro : non avverte più né l’obbligo di rispettarlo, né di procurargli piacere. Pagando per un servizio, in questo caso sessuale, acquista anche la libertà di una persona sulla quale, per un lasso di tempo, ovvero quello per il quale ha pagato, esercita – almeno psicologicamente – tutti i diritti. Compreso quello  di ridurre un individuo in un “bene” commerciale. Non sussiste per lui neanche il bisogno di avere cura della propria preda dal momento che ne può disporre come vuole, senza il pericolo di venire licenziato o punito da un capo. Come si dice, il cliente ha sempre ragione. Specialmente in vacanza. Qui il cliente-turista è l’unico padrone, l’altro, che sia trattato bene o male dal padrone del momento, è ridotto a una condizione di schiavitù sessuale. Per il turista del sesso l’altro è uno schiavo di cui si abusa senza scrupolo a livello sessuale.

Come possiamo vedere, le differenze tra il turista organizzato e il turista sessuale sono enormi, ma il passaggio dall’una all’altra forma è sorprendentemente facile. Inutile nascondersi dietro un dito: “ In generale, il sesso a pagamento è diventato una componente più o meno manifesta del turismo di massa”(5). Tuttavia, la maggior parte dei turisti sessuali intraprende da sola il proprio lavoro di ricerca, questo essenzialmente per due ragioni: la paura di essere scoperti e denunciati, il carattere individuale delle proprie pratiche, e l’egocentrismo evidente di chi commette gli abusi. Il pericolo relativo al mutamento del turista organizzato in turista sessuale risiede altrove: l’adattamento alle tendenze attuali, stare al passo coi tempi tra culto del corpo e giovanilismo, il tutto con un sottofondo di appetito sessuale e di malessere civile collettivo(6). Troviamo ad esempio un archetipo di questo squallido vacanziere nel protagonista di Piattaforma di Houellebecq, dove l’immersione nel sesso e nel viaggio permette al turista volgare di sentirsi qualcun’altro rispetto all’impiegato sottomesso e all’uomo senza qualità qual è nella vita quotidiana. In occidente, il turismo sessuale viene rappresentato secondo due modalità troppo semplicistiche e incomplete: il miserabilismo da una parte e l’angelismo dall’altra.

Viviamo in una società piena di paradossi, cosa che intralcia notevolmente la lotta contro il turismo sessuale. Al giorno d’oggi l’industria del sesso viene legittimata dal fatto che ci si oppone solo allo sfruttamento sessuale dei bambini (cosa che non necessariamente comporta azioni efficaci per il salvataggio dei bambini dalla schiavitù sessuale). Il consenso è facile nella nostra società liberale, ma serve in questo caso a farci dimenticare un po’ troppo in fretta che il secondo non esiste senza la prima.  Altro paradosso che non facilita la lotta contro il turismo sessuale e le sue incarnazioni : coloro che combattono la liberalizzazione eccessiva del mercato e le derive della mondializzazione sono gli stessi che favoriscono la liberalizzazione dell’industria del sesso. La nostra società occidentale – e quella mondiale occidentalizzata – deve confrontarsi con un’esasperazione della sessualità nei giovani. E’ per questo che i nostri contemporanei non combattono la pornografia, che è legittimata dal pensiero dominante nella misura in cui è percepita come libertà d’espressione.

Il traffico sessuale, in forte aumento con la mondializzazione, è caratterizzato oggi da una consistente femminilizzazione delle migrazioni. Con l’apertura economica dei mercati internazionali della prostituzione, i flussi di donne e bambini consegnati alla tratta e le derive della prostituzione si accrescono totalmente impunite, dato per scontato che più si cerca di regolamentare la prostituzione più si incoraggia lo sfruttamento sessuale. Tra l’altro, la crescita mondiale del turismo sessuale ci riconduce a due processi che caratterizzano la nostra società attuale : in primo luogo, la “democratizzazione” dei flussi migratori e di viaggio (turisti e persone che si prostituiscono circolano ormai in tutte le direzioni), in secondo luogo, l’accento esasperato posto sulla sessualità da parte dei giovani, alimentato da media ossessionati dalla violenza sessuale e, allo stesso tempo, dalle nuove regolamentazioni dell’industria sessuale che banalizzano lo sfruttamento delle donne e dei bambini.

La prostituzione cosiddetta “libera” scaturisce dal liberalismo e non della libertà. Una volta che questa concezione avrà preso piede sarà forse possibile cambiare la mentalità che imprigiona i nostri contemporanei in una società di consumo priva di umanità(7).

Il turismo sessuale si nutre dell’incontro tra la miseria e la bellezza del mondo. Due miserie e due bellezze che attestano la frattura economica sulla quale si regge l’ordine ineguale del pianeta. Miseria affettiva al Nord, miseria economica al sud e all’est ; bellezza del consumo e dei beni materiali a nord, bellezza delle persone, ma anche della spiritualità, del modo di vivere e delle “tradizioni” al sud e all’est.

Il turismo sessuale nasce anche, e soprattutto, dall’incontro di due choc, uno economico e uno culturale, di cui il primo si rivela alla fine più temibile del secondo. Sono dieci le ragioni principali che, secondo noi, sono all’origine degli sviluppi della prostituzione a scopi turistici nel mondo :
– la povertà endemica, sempre più accresciuta da un depauperamento costante.
– La globalizzazione economica e liberale, che favorisce la liberalizzazione dei mercati sessuali e incoraggia in maniera più o meno discreta la tratta a scopi di prostituzione.
– La persistenza e la rinascita di culture patriarcali e sessiste, senza dimenticare la rinascita di tradizioni legate al nazionalismo e al comunitarismo.
– Il degrado dell’immagine della donna, per mano degli uomini ma anche per mano delle donne stesse, sulla base della violenza sessuale di volta in volta generalizzata e banalizzata.
– L’esplosione del turismo internazionale, ma anche dei flussi migratori di ogni genere.
– La femminilizzazione delle migrazioni e l’aumento delle migrazioni clandestine.
– L’esasperazione della sessualità da parte dei giovani e delle popolazioni del Nord in generale.
– L’infatuazione senza limiti per la superficie luccicante di una società dei consumi basata sul culto del denaro.
– Il divario nord-sud che, se da una parte diviene sempre più complesso e differenziato, non cessa oltretutto di approfondirsi, e quindi di rendere sempre più precarie le condizioni di popolazioni già svantaggiate.
– Gli sviluppi dell’industria del sesso, che va verso una consistente crescita e differenziazione e una tendenza alla banalizzazione in tutti gli strati sociali.

In seguito alla “Dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo(OMT) sulla prevenzione del turismo sessuale organizzato”, stilata al Cairo nell’ottobre 1995, che in qualche modo sembra aver sensibilizzato gli attori del turismo e i potenziali turisti-viaggiatori su questa piaga mondiale (che non coinvolge solo i bambini), è ora urgente agire e in primo luogo riflettere sulle modalità e le forme che la lotta contro il “turismo sessuale di massa” , che comincia a espandersi a macchia d’olio sul pianeta, deve prendere. Ma si tratta anche di comprendere una volta per tutte che è assolutamente inutile criticare la piaga del turismo sessuale e battersi contro gli ambienti della prostituzione organizzata nei paesi del sud se allo stesso tempo si giustifica il commercio della prostituzione nei paesi del nord. Questa impotenza contemplata dalla nostra società, sia da parte dei suoi dirigenti che da parte dei suoi membri, a combattere il turismo sessuale nel mondo non deve mascherare l’ipocrisia che sembra essere ben presente.

Mescolando filosofia edonistica e rispetto degli altri, laddove entrambe dovrebbero essere care ai più, si può ancora sperare l’impossibile : lottare contro ogni abuso sessuale sostenendo tutte le forme condivise di piacere sessuale; fermare una strada dell’umanità dell’Uomo minacciata di estinzione per mano dell’industrializzazione dei corpi e del commercio degli esseri umani.
Questa lotta di lungo respiro ha bisogno di tutti e per prima cosa delle donne. Poiché la donna non è solo il futuro dell’uomo, ma ancor più la speranza e l’avvenire dell’umanità.

Traduzione di Sara Mancinelli



Note

1) Questo articolo riprende degli estratti dei miei libri Planète sexe (parigi, Homnisphères, 2006) e Voyage au bout du sexe (Québec, PUL, 2006).
2) Sulla tragedia dello sfruttamento sessuale dei bambini a fini turistici, vedere : J. Seabrook, En finir avec le tourisme sexuel impliquant les enfants. L’application des lois extraterritoriales, Parigi, L’Harmattan, 2002.
3) C. Fabre, E. Fassin, Liberté, égalité, sexualités, Parigi, Ed. 10/18, 2003, p. 187.
4) Vedere:  M. Marzano, Malaise dans la sexualité, Paris, J.-C. Lattès, 2006.
5) P. Monzini, Sex Traffic. Prostitution, Crime and Exploitation, Londres, Zed Books, 2005, p. 32.
6) vedere in particolare il dossier della rivista Téoros, « Tourisme et sexualité », Montréal, Vol. 22, n°1, primavera 2003.
7) Sull’argomento, e riguardo la mercificazione sessuale del corpo, vedere R. Poulin, La mondialisation des industries du sexe, Parigi, Imago, 2005. Consulare anche i vari dossier della rivista trimestrale Prostitution & Société.
8) Cf.www.world-tourism.org/protect_children/fr/statements/WTO-EHTM.